Mar. Ott 22nd, 2024

In una scoperta sorprendente, un dipendente Ata originario della Calabria, di 40 anni, ha ingannato il sistema scolastico e le autorità per tre anni, riuscendo a lavorare solo nove giorni complessivamente. Utilizzando una serie di certificati medici falsi, redatti con la complicità di cinque medici, l’uomo ha ottenuto circa 40.000 euro tra stipendi e indennità NASPI. La truffa è stata smascherata dalla Guardia di Finanza di Pordenone, che ha avviato un’indagine dettagliata sull’accaduto.

Il modus operandi dell’uomo era semplice ma ingegnoso: una volta ricevuta la chiamata per entrare in servizio in uno degli istituti scolastici del Friuli Occidentale, si presentava presso la segreteria della scuola, firmava il contratto di lavoro e prestava servizio per soli tre giorni. Subito dopo, tornava al suo paese d’origine nella provincia di Reggio Calabria. Da lì, inviava certificati medici falsi, redatti da medici compiacenti, che lo dichiaravano malato e lo esentavano dalle visite fiscali, permettendogli di percepire il 100% della retribuzione senza prestare servizio.

Mentre era ufficialmente in malattia, l’uomo non solo viveva una vita normale, ma esercitava anche un’attività non autorizzata come broker per il noleggio di auto a lungo termine. La Guardia di Finanza ha scoperto che il dipendente viaggiava liberamente sia in Italia che all’estero, combinando lavoro e diletto. Le prove raccolte indicano che la sua attività di broker era ben avviata e redditizia, tanto che gli investigatori hanno trovato nella sua abitazione una somma di 300.000 euro in contanti, presumibilmente frutto di questa attività non dichiarata.

L’indagine ha portato alla denuncia del dipendente pubblico e dei cinque medici coinvolti nella frode. Le autorità hanno sequestrato documentazione comprovante il doppio lavoro e i 300.000 euro in contanti trovati nella sua abitazione. Le accuse mosse contro l’uomo e i medici riguardano l’utilizzo e l’emissione di certificati medici falsi, un reato che potrebbe comportare gravi conseguenze legali.

Questa vicenda mette in luce le falle del sistema di controllo delle assenze per malattia nel settore pubblico e solleva interrogativi su come migliorare la vigilanza per prevenire simili truffe in futuro. L’episodio ha scatenato un’ondata di indignazione tra i cittadini, evidenziando la necessità di un sistema di verifica più rigoroso per evitare che individui disonesti possano approfittare delle risorse pubbliche.

Questo caso è un grave esempio di abuso delle risorse pubbliche e della fiducia riposta nelle istituzioni. Le autorità dovranno ora affrontare la sfida di rafforzare i controlli e garantire che simili truffe non si ripetano, proteggendo l’integrità del settore pubblico e la fiducia dei cittadini.

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