Mar. Ott 22nd, 2024

Acquappesa- Sono passati 42 anni dall’omicidio di Lucio Ferrami, e come ogni anno, sul luogo della tragedia ci si riunisce per commemorarne il ricordo. Un appuntamento voluto e organizzato dall’associazione antiracket Mani Libere di Cosenza, a lui intitolata, con lo scopo di diffondere un messaggio di partecipazione attiva alla cittadinanza e alle nuove generazioni.Lucio Ferrami era un imprenditore originario della provincia di Cremona, che , a soli 21 anni, avviò la “Ferrami ceramiche” per la vendita al dettaglio di materiali da costruzione che da subito gli diede grandi soddisfazioni . Dopo qualche tempo, però, la ditta ricevette la prima richiesta di estorsione da parte delle ‘ndrine locali della costa tirrenica legate al “re del pesce” di Cetraro, Franco Muto, boss indiscusso dell’alto tirreno cosentino. Alla richiesta del pizzo l’imprenditore cremonese decise di non cedere e denunciò i suoi estorsori alla giustizia facendo mettere per iscritto nomi e cognomi dei criminali. Nonostante le immediate denunce però la giustizia non fece il suo corso e un anno dopo l’inizio di questa travagliata vicenda, il 27 ottobre 1981, Lucio Ferrami rimase vittima di un agguato pagando con la vita un gesto ritenuto fin troppo rivoluzionario.

Mentre era alla guida della sua auto in Contrada Zaccani, ad Acquappesa, Ferrami fu raggiunto da una raffica di colpi proveniente dal ciglio della strada dove i killer erano nascosti. Fu un’esecuzione in pieno stile ‘ndranghetista. Quella sera, l’imprenditore stava rientrando a casa in compagnia della moglie, Maria Avolio, che si salvò dall’agguato perché suo marito le fece da scudo umano. Lucio Ferrami fu vittima innocente di mafia all’età di 32 anni. Lasciò la giovane moglie e i figli Pierluigi e Paolo di 9 e 3 anni. La cerimonia di commemorazione di Lucio Ferrami oggi, a 42 anni dal suo omicidio, è stata di grande emozione. Hanno preso parte all’evento il prefetto, le forze dell’ordine e le autorità civili e religiose del territorio. Le parole di Pierluigi Ferrami, figlio dell’imprenditore ucciso, hanno toccato il cuore di quanti hanno avuto il piacere di ascoltare. <<Oggi questo è diventato il “Muro della Libertà – ha dichiarato Pierluigi Ferrami, presidente dell’Associazione Antiracket – perché mio padre Lucio era un uomo libero. Diventa il simbolo della libertà di espressione, di vita, che ognuno di noi dovrebbe vivere a tutte le età; quella libertà che la mafia ha negato a me e alla mia famiglia, cambiando per sempre il nostro modo di vivere, di essere, di crescere, di diventare>>. Per l’occasione è stato collocato, sul luogo dell’omicidio, un bellissimo mosaico realizzato dagli studenti dell’Istituto “Lopiano” di Cetraro. Grazie a quest’opera oggi, finalmente, “il muro della libertà” ha il volto di un eroe il cui sacrificio non verrà più dimenticato.

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